Modulo di iscrizione alla Masterclass


PROGRAMMA DEL CORSO

PLAY JAZZ


Nel Jazz, il modo più corretto per definire l’improvvisazione è composizione istantanea, in tempo reale, pratica che richiede studio approfondito sia dello strumento che delle regole che sottendono il linguaggio musicale.


Alcuni degli argomenti tecnici trattati:


  • Improvvisazione melodica
  • Improvvisare su ritmi diversi
  • Improvvisare su armonia
  • Libera improvvisazione
  • Scale/accordi, usare come mezzo non come fine.

 

Obiettivi dell’intervento/corso:


  • Lavorare sulla consapevolezza ritmica del proprio corpo (respiro/battito cardiaco, ecc.)
  • Introdurre elementi di improvvisazione musicale tramite l’uso della voce e di strumenti elementari
  • Creare laboratori e collettivi musicali di improvvisazione
  • Apprendimento di tecniche di espressione musicale attraverso l’ascolto attivo di brani
  • Imparare a comunicare e trasmettere le proprie emozioni (gioia, rabbia, tristezza, ecc.) in modo elementare attraverso la musica
  • Imparare ad aprire un canale non verbale di comunicazione e interazione




Appunti per la masterclass

(by Tony Pancella)

 

La musica sembra essere un “club esclusivo”: aperto solo a quelli “dotati di musicalità”, gli altri cosiddetti “stonati” o “non portati” sono esclusi. Almeno così sembra funzionare l’insegnamento tradizionale da noi. Nelle culture meno intrise di “civiltà” tutti sono musicisti.


Tutto inizia da come la musica viene introdotta nella nostra vita e ne diventa parte. Nell’opinione di molti, in breve, se sai parlare sai suonare. Un grande musicista e didatta, Kenny Werner, sostiene che parte del problema sia dovuto alla “paura di suonare” o musicofobia: chi ne è affetto tocca lo strumento come se fosse un oggetto rovente... Tutto ciò è irrazionale, ma allo stesso tempo nella nostra cultura siamo in gran parte programmati alla paura di suonare  (di esprimerci in senso lato), quindi molto spesso il nostro rapporto con la musica finisce in fallimento.


Cit: “In Sanscrito la parola è moksha, che significa liberazione. Moksha è raggiungibile attraverso l’arrendersi del piccolo io al più grande IO. Dopo una sola esperienza di moksha, attraverso la musica, nessuno vorrà più tornare al “pensare” la musica.


Imparare difficili e sofisticate teorie non è necessariamente la chiave per la libertà.  Spesso accade che pur avendo studiato tutte le regole anche i più preparati musicisti sperimentino quella “mancanza”, “dryness” nelle loro esecuzioni: è come un prete che segretamente non ha amore per Dio. Le regole sono rispettate ma non c’è vero “feeling” (amore?).


La musica può attraversare il musicista come il fulmine attraversa il cielo se la musica non è ostacolata dal “pensiero”: l’eliminazione del pensiero (razionale si intende) è estremamente rilevante.


Chi pratica Tai-Chi o meditazione certamente riconosce questo principio.”

 

“Per la gente della mia tribù l’esposizione alla musica inizia nel ventre materno, quando le donne incinte si uniscono alle danze tribali. Dall’interno i nostri bambini percepiscono le vibrazioni del ritmo che entrano nel loro corpo. I neonati sono poi avvolti da una stoffa e trasportati sulle schiene delle loro madri e portati nelle danze insieme a tutti gli altri” (cit: Yalo Diallo)

 

Pensiamo alla prima volta che tocchiamo uno strumento, il suono è unico e magico incredibile. La bellezza del suono che produci e ti ritorna indietro: questo significa svelare e scoprire un processo naturale.

 

Se tutti fossimo lasciati per i primi anni di vita a contatto con uno strumento senza essere costretti ad apprendere le regole ortodosse, forse avremmo nuovi linguaggi musicali, tecniche creative: se non avessimo pressioni ad imparare troppo presto le regole potremmo sviluppare quello che sarà il nostro vero strumento, l’orecchio, proprio come succede quando si impara a parlare! Nei primi anni di vita si ascolta, si imita, si sperimenta, solo dopo si va a scuola e si imparano le regole.

 

Non dobbiamo mai dimenticare il motivo per cui noi suoniamo. Oltre i libri di teoria musicale esiste un mondo fatto di comunicazione dei propri stati d’animo che appunto per la loro complessità sono difficilmente verbalizzabili. La musica esprime la dinamica delle emozioni. Si può parlare e scrivere di un albero, o dipingerlo, ma non si può “suonarlo”. Si possono però descrivere con le note le emozioni che un albero possa suscitare. La musica è un linguaggio senza un significato apparente. Le balene comunicano tra di loro a migliaia di chilometri di distanza da molto prima che l’uomo mettesse piede sulla Terra, e lo fanno modulando dei suoni, così come l’origine del linguaggio umano si fa risalire a dei suoni di diversa altezza, dei canti, e dei ritmi che nel corso dei millenni sono diventati parole e frasi strutturate. Nella cultura africana, dalla quale il jazz scaturisce, la componente ritmica insieme alla danza ha un ruolo fondamentale. Tali elementi ritmici unitamente a scale e intervalli musicali tipici hanno fatto scaturire in America la cosiddetta Black American Music.

 

L’improvvisazione è la chiave per conoscere e comprendere questo fenomeno musicale. Imparare ad improvvisare è come per un bambino imparare a parlare: si inizia ascoltando le voci dei genitori, poi le si imitano, poi si avvia la struttura di un linguaggio elementare, poi via via si arriva ad articolare discorsi sempre più complessi fin quando, a linguaggio già strutturato, si va a scuola e si inizia a studiare la grammatica e la sintassi: le regole. Improvvisare in musica è come parlare di un argomento e fare conversazione con un amico senza un copione prestabilito, requisito essenziale per poter fare conversazione verbale è la comune conoscenza di una lingua: è ben difficile immaginare di improvvisare un discorso comprensibile tra due amici di lingua completamente diversa. In musica al contrario si può comunicare e dialogare anche non conoscendo le regole verbali (linguistiche) dell’altro.

 

Nei bambini è molto semplice introdurre gli elementi base di improvvisazione, in quanto non ancora strutturati in rigide forme comunicative tipiche dell’adulto. Tornando alla frase iniziale, perché suoniamo? Suoniamo soprattutto per giocare, quindi divertirsi, nel senso più nobile del termine (Etimologia: di-vertere – far prendere un’altra direzione, ricreare, distrarre l’animo da pensieri molesti): in molte lingue del mondo giocare e suonare condividono lo stesso vocabolo (to play - inglese, jouer - francese, igrat’v – russo, abspielen - tedesco, tocar -spagnolo, ecc…), nella nostra lingua italiana invece si distingue tra i due termini, e ciò ha reso difficile la comprensione di quanto gioco e divertimento ci sia nella musica.

 

Imparare a suonare insieme ha uno scopo altamente educativo, come sostiene Platone

Per Pitagora La “Mousikè“, era  l’insieme omogeneo di musica, poesia, danza e ginnastica, Platone sosteneva che imparare a suonare insieme rende cittadini migliori. Per improvvisare nel jazz in effetti bisogna imparare prima di tutto a saper ascoltare l’altro e interagire in conversazione (musicale) perché il dialogo abbia un senso.


Sezione Video Tony Pancella

Biografia


TONY PANCELLA


Pianista attivo sulla scena musicale jazzistica da oltre quattro decenni, svolge la sua attività concertistica in Italia, Stati Uniti, Germania, Austria, Croazia, Slovenia, Serbia, Ungheria, Bulgaria, Belgio, Lussemburgo, Israele, Svizzera, Francia, Olanda, Grecia, Inghilterra, Canada, Ucraina, Russia, Turchia, Giappone, Etiopia, Svezia, Australia, Messico.


Vincitore assoluto premi e riconoscimenti, tra i quali il 1° Premio quale migliore talento italiano indetto a Roma dal “Music Inn”, RAI Radiouno e Umbria Jazz nel 1989.


Proveniente da famiglia di musicisti, frequenta i seminari estivi di Siena Jazz per alcuni anni, poi si perfeziona a New York dal 1991 con i pianisti James Williams e Larry Willis.


Partecipa a molti programmi radiofonici e televisivi in Italia e all’estero, ospite di numerose trasmissioni per RAI Radiouno, RAI Tre, Radio24.

Alcuni suoi concerti sono stati registrati e trasmessi dalla DeutschlandRadio, dalla Televisione Nazionale Israeliana, dalla TV Croata; inoltre interviste radiofoniche negli Stati Uniti durante una sua tournèe sono state trasmesse da varie emittenti specializzate (Riff Jazz, WorldSpace), e un programma speciale dedicato interamente a lui a Buenos Aires trasmesso dall'emittente argentina "FM Urquiza -La Guagua" nel 2010.


Ha tenuto workshop e masterclass in varie occasioni durante le tournèe all’estero e in Italia presso Conservatori e istituzioni musicali.
Svolge attività didattica ed è stato docente di pianoforte e armonia avanzata presso il “Jazzinty Workshop” di Novo Mesto (Slovenia) nel 2004.


Ha collaborato con moltissimi grandi musicisti internazionali, tra i quali Tony Scott, Max Roach, Lee Konitz, Jimmy Knepper, Jimmy Owens, Cameron Brown, Charles Tolliver, Kim Parker, Ulf Radelius, Keith Copeland, Virginia Mayhew, Steve Turre, John Mosca, Ray Mantilla, Essiet Essiet, Leon Parker, Joe Magnarelli, Robert Anchipolovsky, Miles Griffith, Bobby Durham, Larry Willis, Buddy De Franco, Phil Woods, Deborah Brown, Eliot Zigmund, Helen Merrill, Kevin Mahogany, Joshua Breakstone.


Ha pubblicato numerosi CD, sia a suo nome, sia in collaborazione con altri musicisti per varie etichette discografiche tra le quali la YVP (Germania), Philology, Splasch, Audionika, Abeat (Italia), Mapleshade Records, MG Music (Stati Uniti), AdOpen Records (Svezia).


Alcuni dei lavori sono stati entusiasticamente accolti e recensiti dalle più importanti pubblicazioni specializzate internazionali (Jazz Times, Jazz Podium, AllAboutJazz, Audiophile Audition, Musica Jazz, Cadence, Jazz Reviews, ecc.).


Di recente gli è stato assegnato il Premio Internazionale d’Eccellenza per la Musica “Città del Galateo – Antonio De Ferraris” 2022 Roma, conferito presso la sede a Roma della prestigiosa Società Dante Alighieri con la motivazione: “Per l’eccellenza della Sua attività artistica musicale con genio creativo e di classe che gli ha permesso di conquistare una fama internazionale”


info/audio/video 

su: https://tonypancella.wixsite.com/tonypan



Discografia



Tony Pancella Trio/Quartet “DICE” (Philology W62) 1990
Tony Pancella & Pierpaolo Pecoriello “TETRACOLORS” (Philology W63.2) 1990
Tony Pancella “BASICJAZZTRIO” (Philology W115.2) 1996
Marcello Sebastiani “SUITE & SONGS” (Splasc(h)) 1997
Tony Pancella Basic Jazz Trio “KEEP THIS IN MIND” (YVP 3066) 1998
Mauro De Federicis “ MINORISMI” (Philology W159.2) 1998
Tony Pancella “DIFFERENT STORIES” (YVP 3088) 2001
AA.VV. “JAZZ FOR LOVERS – Romantic Ballads” (YVP 3066)
Miles Griffith & Tony Pancella Trio “I FOUND YOU” (MG Music USA) 2004
Miles Griffith & Tony Pancella Trio “SMILE AGAIN” (MG Music USA) 2005
Larry Willis & Tony Pancella “ALTER EGO” (Mapleshade Records – USA) 2006
Miles Griffith & Tony Pancella Trio “THE STRUGGLE NEVER DIES” (MG Music USA) Tony Pancella – Uri Bracha “DIFFERENT LIKE TWO DROPS OF WATER” 2009
Tony Pancella – Eric Niceberg “LIVE AT PIANO WORLD” Israele 2010
Tony Pancella Rhythm’n Sing Sextet “DIWINE JAZZ” 2010
Magdalena Reising “COMING HOME” Inghilterra 2010
Moreno Bussoletti – Tony Pancella “HIMAWARI” Audionika 2011
Daphna Levy feat. Lew Tabackin “ LATE NIGHT JOURNEY” Israele 2013
Francesca Sortino “FRANCY’S KICKS” Abeat Records 2014
Tony Pancella Trio "TIME TO TAKE BACK MY SOUL" (OrangeParkRecords 2017)
“A CERTAIN ATTITUDE” (Germania, Italia, Israele) 2018
“Vinosophia Sound Experience” (ChiusaGrande) 2018
“Pascale Elia, feat. Tony Pancella Trio “ STILL WE DREAM” (Belgio) 2018
Bepi D’Amato/Tony Pancella “DUKE, MONK & VICEVERSA” 2018
Pubblicato dalla rivista “Suonare” e prodotto dal CIDIM (Comitato Nazionale Musica)
Gregory Rivkin/Tony Pancella “MONK’US” (Israele) 2019
Giorgio Marchetti “TIME ON MY HANDS” 2020
Tony Pancella/Ulf Radelius/Johan Kolsut “ SPECIAL STORIES” (AdOpen Rec.) Svezia 2021

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